BEINASCO - Si apre dopodomani, giovedì 17 aprile 2025, con l'udienza preliminare, il processo a carico di due manager sudcoreani di LG Electronics Italia, rispettivamente di 62 e 60 anni, alla sbarra per la morte della professoressa Eliana Rozio, 46 anni, deceduta a causa delle esalazioni tossiche provocate da un incendio nel suo appartamento di Beinasco, la notte del 27 giugno 2020. A innescare il rogo fu un frigorifero, il cui malfunzionamento avrebbe sprigionato acido cianidrico letale.
Dopo una prima richiesta di archiviazione, il giudice Vincenzo Bevilacqua ha disposto un supplemento di indagini. Le consulenze tecniche eseguite, anche in contraddittorio con la difesa, hanno spinto il pubblico ministero Chiara Canepa a chiedere il rinvio a giudizio dei due manager. Gli accertamenti tecnici hanno evidenziato due difetti nel frigorifero, oggi fuori produzione: uno nella scheda elettronica e uno nella composizione delle schiume di coibentazione. Queste ultime, secondo Luca Marmo, consulente della famiglia Rozio, era in poliuretano, materiale che può sprigionare fumi altamente tossici se bruciato. Inoltre, la schiuma non era stata omologata, in violazione delle normative di sicurezza.
Marmo ha spiegato che l’incendio in sé era contenuto e che la professoressa aveva tentato di spegnerlo. A ucciderla sono stati i fumi. Per questo ne risponde il produttore e non l’ente certificatore. A rappresentare la famiglia della vittima sarà lo studio legale Ambrosio & Commodo. La sorella di Eliana e il padre si costituiranno parte civile. La madre seguirà un’azione separata in sede civile. Il caso solleva interrogativi pesanti sulla sicurezza degli elettrodomestici e sul controllo qualità da parte dei produttori. Ora sarà il tribunale a stabilire se vi sono state delle responsabilità penali.