«Vendesi casa disastrata», «Entra acqua ovunque, casa isolata», «Vendesi casa di pregio, muri crepati, bagnati, giardini e casa allagati». Sono solo alcuni degli striscioni che alcuni residenti di strada Tetti Piatti 43, all'interno dell'omonima borgata, hanno appeso ieri mattina, 30 luglio, per alzare l'attenzione sulla loro situazione di «alluvionati e raggirati - spiegano -, da chi doveva garantirci tranquillità e la sicurezza di avere una casa di un certi tipo e invece non è stato così».
Una iniziativa mossa dalla rabbia e dallo sconforto. Loro sono tra coloro che a novembre 2016 sono stati travolti dall'alluvione e hanno dovuto abbandonare la casa sommersa dalla furia del Chisola. Ma stanno aspettando ancora i soldi dell'autonoma sistemazione: «Abbiamo saputo che il Comune li ha avuti - dicono -, cosa aspetta a girarli alla gente che ne ha diritto? Ma i problemi sono molteplici. Noi abbiamo cominciato ad abitare qui nel 2009, comprando questo casolare definito di pregio. Peccato che nessuno ci avesse spiegato si trovasse in una zona alluvionale, visto che già nel 1994 quest'area fu travolta dall'acqua (nell'ultima foto della gallery si vede cosa successe in borgata, ndr). Perchè all'epoca si permise di costruire qui? Perchè ci hanno venduto una situazione e ce ne siamo ritrovati un'altra? Oggi abbiamo un'abitazione disastrata e a rischio costante di alluvione. Ma i nostri soldi non erano alluvionati, erano buoni. Cosa vogliamo? Giustizia. Queste non sono case di pregio, sono case a rischio».
Per quanto concerne i contributi dell'autonoma sistemazione, il 20 luglio il Comune ha approvato l'elenco dei beneficiari e gli importi da saldare, per una somma totale di circa 107mila euro. Si inizia con il saldo delle domande di coloro che hanno dichiarato di essere evacuati e rientrati nell’abitazione già al momento della presentazione della domanda (evacuazione massima di due mesi); poi di coloro che sono rientrati successivamente alla data di presentazione della domanda, ma comunque entro il 31 maggio, si erogherà un acconto a coloro che al 31 maggio risultavano ancora fuori casa, sulla base dei sopralluoghi effettuati dagli uffici competenti per poi pagare il saldo allo scadere dello stato di emergenza.