MONCALIERI - Un grave lutto ha colpito in queste ore Torino e Moncalieri, sgomente per la morte di Sergio Ricciardone, fondatore e direttore di C2C Festival, presidente dell'associazione Xplosiva e direttore artistico di Club To Club, manifestazione seguitissima nella città della Mole che aveva fatto tappa nel 2024 anche a Moncalieri.
Sergio Ricciardone aveva 53 anni. E’ stato strappato all’affetto dei suoi cari da una malattia fulminante che non gli ha lasciato scampo. «In questo momento di dolore esprimiamo la nostra più profonda vicinanza a Christel e Marcello, alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lui il percorso umano e professionale – scrivono da C2C Festival - La tua visione continuerà ad illuminare il nostro percorso, il tuo carisma a guidarci nelle difficoltà. “attraverso le asperità sino alle stelle”».
«Che infinita tristezza dover scrivere questo post – lo ricorda Antonella Parigi - Di nuovo un post di morte. Di un amico caro, Sergio Ricciardone. Di un professionista straordinario, di un uomo grande che ha reso internazionale questa città - che non sempre l’ha apprezzato come meritava, -con un’iniziativa bella e ricercata, come Club to club. Ma si sa che Torino è un po’ matrigna con i suoi figli e con le sue figlie migliori. Ma Sergio non era il genere di persona che si lamentasse. Continuava a lavorare. L’ultima iniziativa che abbiamo fatto insieme è portare Club to club a Moncalieri alle Fonderie Limone nel novembre 2024. Stava già male ma era contento di questa collaborazione».
«Sergio era un animo nobile, non era cortigiano di nessuno, proponeva il suo lavoro con la giusta consapevolezza ed indipendenza, di chi conosce il proprio valore. Però un episodio fa capire di che pasta era. Durante gli anni del mio assessorato in Regione avevamo collaborato proficuamente. Niente di più, mai una parola di troppo né di meno. Semplicemente una buona collaborazione. Scaduto il mio mandato, Sergio mi invitò a pranzo. Non eravamo così in confidenza e dunque mi chiesi il motivo, dal momento che ormai non ero più ‘utile’. Voleva semplicemente dirmi grazie per il lavoro svolto. Fu un gesto che mi toccò il cuore e, da allora, spesso ci siamo incontrati per parlare dei nostri progetti, di cultura. Poi la malattia, di cui Sergio ha parlato con molto pudore. Ci siamo scritti per lungo tempo, poi un silenzio pieno di significato. Non c’è giorno in questi ultimi sei mesi in cui io non abbia pensato a lui. Da giorni sapevo, da giorni me l’aspettavo, ma non posso dire che fossi preparata e non lo sono. Sergio caro. Mai avrei voluto scrivere questo post».