Nella Giornata Mondiale volta alla sensibilizzazione sui problemi di Salute Mentale prende ufficialmente il via un’iniziativa che unisce prevenzione, cura e riabilitazione ad arte, lavoro, inclusione e futuro. I pazienti della Casa di Cura Villa di Salute del gruppo emeis, a Trofarello, insieme con lo staff di psicologi, tecnici di riabilitazione psichiatrica, psichiatri, infermieri professionali ed OSS della struttura hanno creato il progetto “Io non sono fuori”.

Gli intenti promossi sono quelli dell’inclusione e della collaborazione per valorizzare i vissuti, i contenuti e l’esperienza umana portata dai pazienti psichiatrici nei laboratori espressivi. Per questo il progetto assume la forma di un collettivo artistico che coniuga e sperimenta diverse arti: dalla tessitura al teatro, dalla danza alla musica, passando per la scultura, la fotografia e la scrittura creativa. Non un semplice percorso frontale ma un vero e proprio movimento artistico di gruppo che impiega e valorizza i talenti e le naturali propensioni di ciascun partecipante indipendentemente dal ruolo. All’interno del collettivo tutti sono ugualmente artefici e artisti ed ogni prodotto è frutto di un incontro, uno scambio e di una reciproca influenza. Un’iniziativa volta a combattere lo stigma che ancora esiste quando si parla di malati mentali ma soprattutto a offrire ai pazienti uno strumento reale di cura e riabilitazione, psichica e sociale.  

Lo staff del collettivo racconta: «I pazienti spesso ci dicono di sentirsi invisibili: la ricchezza di cui sono portatori in termini umani, emotivi, spirituali è sconosciuta persino a loro stessi. Crediamo che la parte più abilitante dell’intervento durante il ricovero sia quello di aiutarli a entrare in contatto precisamente con le proprie risorse psichiche più vitali. Ci interessa che vedano altro di sè rispetto a ciò che già conoscono, che attivino una funzione creativa a largo spettro, che maturino forme di espressione più libere, fluide, articolate. Il nostro è un metodo integrato di cura che accorda valore ai vissuti vibranti di queste persone che spesso hanno una sensibilità particolare e un talento inespresso da manifestare».

La dottoressa Barbara Alessio, direttrice artistica del collettivo, commenta: «Il nostro scopo, quello che ci interessa con questo progetto è far uscire allo scoperto e amplificare la vitalità e la poesia delle esperienze esistenziali di persone che a causa della patologia vivono al chiuso, non sono interpellate, non hanno una voce nella dimensione pubblica. Ecco: ci interessa sostenere quella voce e farla ascoltare anche lontano da qui e mostrare come la loro esperienza umana possa appartenere a tutti». Con il collettivo collaboreranno, a titolo volontario e gratuito, artisti di diverse discipline (attori, musicisti, fotografi, registi…), associazioni, istituzioni del territorio, e chiunque sia interessato a fare questa esperienza di scambio. Il collettivo lavora ogni giorno a diversi atelier all’interno della clinica, le cui produzioni si possono seguire sulla pagina instagram dedicata, “dacqua.collettivo”. Ma sono tanti anche gli interventi sul territorio e le opere che invece si estendono su un arco di tempo più lungo, come la realizzazione di un murales, uno spettacolo teatrale e un docufilm.