MIRAFIORI - Stellantis ha chiuso il 2024 con ricavi netti pari a 156,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2023. Anche le consegne consolidate sono in diminuzione del 12%. I dati non positivi annunciati oggi su ricavi e utili per il gruppo Stellantis non sorprendono i sindacati. Secondo Fim-Cisl dalla delicata situazione di forte si esce solo con nuovi investimenti e nuovi modelli, no a chiusure di stabilimenti o tagli di marchi.
«Sono dati che fanno seguito a quelli che avevamo evidenziato già nei primi mesi dell’anno. Nei nostri report trimestrali sulla situazione produttiva dei vari siti del Gruppo, dati che evidenziavano un forte calo dei volumi produttivi in tutti i siti. Un calo che ha impattato notevolmente sull'occupazione con un ricorso importante agli ammortizzatori sociali e al fermo produttivo di parecchie giornate negli stabilimenti italiani - dichiara il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano - Come FIM insieme alle altre organizzazioni sindacali abbiamo avviato subito un confronto con Stellantis, per noi era ed è importante sviluppare ragionamenti con il Gruppo sulla produzione e sugli investimenti per quanto riguarda la produzione auto che fossero in grado di cogliere un maggior numero di volumi. Negli ultimi incontri con Stellantis abbiamo avuto in questo senso risposte per quanto riguarda il lancio produttivo di produzioni come quelle previste per lo stabilimento di Mirafiori con la 500 ibrida e l'assegnazione della “piattaforma small” per lo stabilimento di Pomigliano e l'assegnazione di motorizzazioni ibride al fianco quelle elettriche in tutti gli stabilimenti per i nuovi modelli».
«Per noi era ed è essenziale iniziare a produrre modelli nuovi, ma che si cogliessero tutte le opportunità che da parte dei consumatori venivano richieste a partire dalle motorizzazioni ibride, che potenzialmente possono recuperare volumi e attutire l'effetto della difficoltà che si sta riscontrando in questa fase di transizione - aggiunge Ferdinando Uliano - In questo senso nell'incontro dell'11 marzo prossimo in sede ministeriale ribadiremo con forza e con determinazione la nostra contrarietà a chiusura di stabilimenti o a ridimensionamenti occupazionali unilaterali. Noi pensiamo che bisogna investire di più per rilanciare gli stabilimenti, nuovi modelli e con essi il lavoro. Solo così si esce da una situazione di transizione come quella che stiamo vivendo. Questo però basta solo in parte, servono interventi importanti sul piano normativo da parte delle istituzioni europee a partire dalla rimodulazione della normativa sulla Co2 oltre che di investimenti importanti per il settore. Per questo abbiamo mobilitato tutto il sindacato europeo lo scorso 5 febbraio a Bruxelles per chiedere alle istituzioni italiane e quelle europee di mettere a disposizione tutte le risorse finanziarie disponibili per aiutare il settore ad affrontare la transizione verso le motorizzazioni più ecologiche e più compatibili dando una sostenibilità dal punto di vista sociale alla transizione».
«Ora è fondamentale che nell'incontro dell'11 marzo Stellantis chiarisca le questioni che sono ancora aperte, che per noi riguardano il rilancio del marchio Maserati, che ha sempre rappresentato un elemento importante sia in termini di volumi, ma soprattutto di margini. Come è fondamentale verificare il lancio delle nuove produzioni, in particolare le produzioni marchio DS, Alfa Romeo e Lancia, che oggi sono i marchi più in difficoltà, ma che dovrebbero rappresentare un elemento di messa in sicurezza negli stabilimenti italiani- conclude il segretario generale Fim Cisl - Diventa poi importante, avere chiarimenti rispetto alle prospettive per quanto riguarda la giga-factory di batterie ACC del sito di Termoli. Ad oggi ancora non è chiara la disponibilità a nuovi investimenti in quella direzione, anche perché in prospettiva, quella delle batterie rappresenta una delle produzioni fondamentale per il settore nel nostro Paese».