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TORINO SUD - Linee guida per un linguaggio inclusivo e rispettoso. Secondo i rumors si tratta dell’oggetto di una nuova direttiva, firmata dal direttore generale dell’Asl To5, Bruno Osella, e pubblicata a fine febbraio 2025. E’ una sorta di vademecum, anzi di prontuario, per rimanere in tema, delle espressioni politicamente corrette da usare tra medici, infermieri e pazienti.

Ovviamente, e inevitabilmente, il documento ha fatto discutere, non solo tra chi lavora quotidianamente nel campo sanitario o frequenta ospedali e corsie. I ben informati fanno sapere che la direttiva spazierebbe su diverse tematiche: «Disabilità e abilismo», «etnia», «ageismo», «genere» e «orientamento sessuale». Tra i termini non più tollerati onde evitare casi di body shaming ci sono «deforme» e «nano», da sostituire seduta stante con «disabilità corporea», nel primo caso, e «persona piccola» nel secondo.

L’elenco delle cose da non dire è lungo. Sconsigliate anche «paki», «zingaro», «vu cumpra» o «muso giallo». Stop, ca va sans dire, a «gnocca» e «racchia». Da evitare, per non correre il rischio di finire nei guai, pure «finocchio» e i più dialettali «bucaiolo» e «buliccio».